Valutazione GIACOMO FRANCESCO CIPPER IL TODESCHINI
Possiedi un'opera di GIACOMO FRANCESCO CIPPER IL TODESCHINI da vendere? Richiedi una stima gratuita e confidenziale.
Biografia
Giacomo Francesco Cipper, noto come il Todeschini, nacque a Feldkirch, in Austria, nel 1664 e morì a Milano nel 1736. Pittore di origine austriaca, fu attivo principalmente in Italia settentrionale, soprattutto a Milano, nel Bresciano e nel Bergamasco, dove lasciò un’impronta significativa nella pittura di genere del primo Settecento[1][3]. Già nel 1696 è documentato a Milano, dove sviluppò una carriera prolifica e apprezzata, nonostante la scarsa considerazione da parte della critica accademica dell’epoca, che tendeva a trascurare gli autori di “arte inferiore”[7]. Le sue opere, spesso firmate Cipper, Zipper o Cipri, sono datate tra il 1705 e il 1736, anno della sua morte[1]. Cipper si dedicò inizialmente alla natura morta, per poi specializzarsi in scene di genere popolare: mendicanti, venditori ambulanti, giocatori, risse e figure umili, ritratte con un realismo vivace e un cromatismo acceso, in cui si avverte l’influenza della tradizione fiamminga, delle bambocciate romane e del naturalismo di Pietro Bellotto[3]. Il suo stile unico, caratterizzato da una sintesi di tendenze nordiche e italiane, anticipa per certi versi la produzione di Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto[3]. Tra le opere più note si ricordano Scena zingaresca (Collezione Geri, Milano), Pittore nel suo studio (Hampton Court), nonché dipinti conservati a Capodimonte e poi trasferiti alla Reggia di Caserta[1]. Nonostante la mancanza di riconoscimenti ufficiali in vita, Cipper godette di grande favore presso i committenti privati lombardi, come testimoniano le numerose repliche e le opere ancora oggi presenti in collezioni private e museali[7]. La sua produzione, ricca e variegata, rappresenta una testimonianza vivida della vita quotidiana e delle classi popolari del Settecento lombardo, con uno sguardo partecipe e a tratti ironico, che seppe cogliere anche il sorriso nella miseria[16].